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Silvi, situato al confine con la provincia di Pescara, è il Comune più meridionale della costa teramana. Sorge alle pendici delle colline di Città Sant’Angelo ed Atri, meravigliosamente incastonato tra spiagge, sabbiose, custodi di fondali bassi che declinano molto dolcemente. Sul territorio, si distinguono la parte balneare - ovvero Silvi Marina (sviluppatasi, nel corso dell’Ottocento, ad opera di pescatori che si trasferirono verso la costa), la “perla dell’Adriatico”, così come fu definita da Gabriele D’Annunzio - ed il medievale centro storico di Silvi Alta (collocato nella parte collinare del paese, a circa 250 metri di altitudine massima) da cui si possono godere dei panorami suggestivi. L'unicità dei suoi chilometri di arenile contribuisce alla frequentazione, massiccia, della nota stazione balneare. Non a caso la popolarità di Silvi Marina è data, appunto, sia da quelle spiagge di fine e morbida sabbia che sono bagnate da acque limpide (la località è stata più volte insignita del titolo della “Bandiera Blu”), sia dalla presenza di ottime strutture, tra vegetazione e pinete, che attirano ogni anno famiglie e gruppi di ragazzi in cerca di una località vivace. Sul lungomare sono altresì presenti ampi spazi che permettono la pratica di sport differenziati (tennis, beach volley, windsurf) in base alle esigenze dei visitatori. La contestualizzazione di tali positive e consolidate situazioni ha fatto ottenere a Silvi Marina anche il titolo di “Bandiera Verde”. Tra le particolarità del tratto di costa monitorato spicca la mancanza di moli, dettaglio che permette la balneazione in un ambiente incontaminato. La spiaggia di Silvi è parte - insieme a Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto Lido, Giulianova, Roseto degli Abruzzi e Pineto - delle cc.dd. “Sette Sorelle”, ovvero sette perle della costa adriatica conosciute come note località balneari. Già considerata città portuale strategica durante il periodo romanico, la zona visse col tempo, a causa delle invasioni e degli attacchi nemici, il declino e la scomparsa dei preesistenti insediamenti costieri, con il conseguente movimento degli abitanti locali verso insediamenti posti sulle alture circostanti. Anticamente era chiamata Silva o Castel Belfiore, in relazione all’abbondante presenza di vegetazione e boschi della zona, ma alcuni studiosi hanno anche collegato la sua denominazione al dio Silvano, divinità romana protettrice delle selve e delle campagne. Silvi Alta - centro nevralgico della storia del borgo - che nacque durante il periodo alto medievale attorno al Castello, fu feudo benedettino della diocesi di San Giovanni in Venere di Lanciano e partecipò a numerose e sanguinose guerre di conquista e consolidamento. Il Comune nacque nel 1931 guadagnando l'autonomia da Atri, e nei primi del Novecento, vantava il primato - con Giulianova e Pescara – di “marineria più importante d'Abruzzo”. La città moderna si estende ai piedi di ondeggianti colline lungo nove chilometri di costa, dalla foce del torrente Cerrano, a nord, fino al torrente Piomba a sud. Il Comune è attraversato da numerosi corsi d'acqua, tra cui i predetti Piomba e Cerrano, il fosso del gallo, il fosso Concio ed il fosso Marinelli San Silvestro. In particolare, degna di menzione è l'area marina protetta Torre del Cerrano, prima area marina protetta abruzzese e del medio Adriatico, istituita il 7 aprile 2010. E’ situata fra i comuni di Silvi e Pineto e comprende una fascia costiera di circa sette chilometri. La storia della zona dov'è situata l'area protetta non è molto conosciuta, anche se è noto che nell’area sorgeva l'antico porto del Cerrano - il porto della città collinare di Atri - un porto di origini romane, già molto importante per il commercio marittimo dell'Abruzzo, che fu distrutto dalla Repubblica di Venezia insieme a quasi tutti i porti adriatici. L'area dell'antico porto venne scelta come luogo dove edificare una delle torri di avvistamento, quella del Cerrano, appunto! Questa Torre è da oltre 500 anni il simbolo di Silvi e Pineto e ha dato il nome all'area protetta. L'area dunale presenta una vegetazione psammofila (si dice psammofila una pianta adatta ed amante degli ambienti sabbiosi); sono presenti il giglio di mare, il verbasco del Gargano (essenza erbacea che durante la fioritura in estate manifesta tutta la sua bellezza colorando d'oro le dune costiere grazie al giallo intenso dei suoi petali), la soldanella marittima (pianta rampicante presente ovunque nelle zone litoranee delle fasce temperate del pianeta e conosciuta, localmente, con una serie di innumerevoli nomi comuni) e l'euforbia delle spiagge (pianta originaria dell'Europa meridionale ed occidentale, del Nord Africa e dell’Asia sud-occidentale, dove cresce in genere sulla sabbia e ghiaia costiera). La pineta è caratterizzata dalla presenza del pino comune e del pino d'Aleppo; è inoltre presente il raro zafferanetto delle spiagge (piccola pianta appartenente alla famiglia delle Iridaceae, di cui fanno parte anche i più noti crochi o zafferani, che grazie ai propri organi sotterranei riesce a passare indenne i momenti più aridi e caldi dell'estate). Riguardo alla fauna locale, si segnala la presenza del fratino, che arriva in primavera per nidificare, per poi ripartire in autunno. L'ambiente marino risulta invece popolato da vongole comuni, saraghi, spigole e soprattutto da rari molluschi gasteropodi (animali – nella fattispecie marini – chiocciole, lumache di mare, in grado di spostarsi strisciando sul proprio stomaco). Le sorti storiche di Silvi furono condivise, nel VI e V secolo a.C., con la potente Hatria Picena (Atri), la trimillenaria città d'arte che, secondo eminenti storici, diede il nome al mare Adriatico e che fu conquistata nel 290 a.C. dai Romani. È nel periodo del predominio romano che il borgo di Silvi venne unito e fortificato diventando il "Castrum Silvae". Il 5 ottobre 1273, in seguito alla divisione del giustizierato d'Abruzzo sancita nel Diploma di Alife, Silvi viene menzionata nel "demanium Adriae" quale terra di pertinenza dell'abbazia di San Giovanni in Venere, cui è cenno in precedenza. Nel 1393, re Ladislao d'Angiò Durazzo vendette per trentacinquemila ducati le città di Atri e di Teramo (e, tra queste, anche Silvi), al duca Antonio Acquaviva con tutti i loro diritti e pertinenze. In seguito all'istituzione del Regno di Napoli di Giuseppe Bonaparte la feudalità fu abolita mentre le universitas venne trasformata in Comune. Nella riforma amministrativa, Silvi fu affrancata da Atri e divenne un comune autonomo. Sul finire del XIX secolo iniziò a svilupparsi sulla pianura costiera, che separa il colle di Silvi dal mare, il primo nucleo della cittadina marittima che conoscerà poi un sostenuto sviluppo veicolato dalla costruzione, nel 1863, della ferrovia Adriatica. Con riferimento all’aspetto architettonico, primeggiano: la chiesa di San Salvatore, costruita, intorno al 1100, in onore dell’omonimo primo protettore di Silvi, poi sostituito alla fine del XVI secolo da San Leone; la chiesa di San Rocco, costruita, nel XVI secolo, come cappella rurale, non molto lontano dalla chiesa di San Salvatore ed oggi inserita nel tessuto urbano; la cappella della Madonna dello Splendore, situata lungo la strada che da Silvi Marina conduce a Silvi Paese, nei pressi del centro storico: pur avendo data di costruzione incerta, è noto che fu elevata nel luogo in cui, secondo leggenda, San Leone, con una torcia in mano, incontrò i Turchi nel 1566 facendoli desistere dall'attaccare il borgo (oggi, si presenta come un'edicola con la statua della Vergine circondata da un recinto in pietra); la Torre di Cerrano, menzionata in precedenza, che sorse nel Cinquecento come fortezza di avvistamento contro le invasioni dei pirati Turchi (la sua posizione segna il confine con Silvi Marina). Legata alla predetta leggenda è la tradizione più importante di Silvi, quella de “lu Ciancialone”. Nata nel XVI secolo, rievoca la commemorazione della sconfitta degli invasori Turchi da parte della comunità locale. Racconta di un giovane, di nome Leone, che scese dalla collina con una fiaccola in mano per dirigersi verso gli invasori. La fiaccola emanò una luce sempre più intensa, tanto che gli invasori, spaventati, credendo che un intero esercito fosse lì ad aspettarli, fuggirono velocemente. L’evento si ricorda l’ultima domenica di maggio nella frazione di Silvi Paese: nell’occasione, nella piazza principale del borgo, viene issato un grosso cilindro di canne, alto fino a dieci metri (che viene bruciato), attorno a cui si festeggia fino a quando il rogo non cessa di ardere. Da ultimo, a corollario della parte descrittiva dell’area monitorata, meritano cenno due curiose notizie. A Silvi, è nata l’industria della liquirizia “Saila”, da anni acquisita da una multinazionale canadese, che mantiene alcuni stabilimenti sul lungomare nord (in passato le radici di liquirizia venivano conservate in aree recintate a ridosso del mare). Inoltre, a Silvi Marina, Mogol si ispirò durante le sue vacanze da ragazzo per scrivere la “Canzone del sole” (magistralmente interpretata poi da Lucio Battisti). Silvi possiede sostanzialmente un clima tipicamente mediterraneo, con percepibili differenze tra zona costiera e collinare. Generalmente, le estati sono calde e secche, ma ventilate e gradevoli per via dell'esposizione al mare Adriatico; la zona è interessata da brezze di mare durante il giorno e da brezze di collina la sera; sulla fascia litoranea le temperature massime, anche quando sono intorno ai 30 °C, possono avvicinare i 40 °C percepiti a causa dell’elevato tasso di umidità associato. Gli inverni si mantengono sostanzialmente miti se la circolazione in quota è prevalentemente occidentale; quando soffiano i caldi e secchi venti di caduta appenninici, non è inusuale che la temperatura avvicini talvolta i 25 °C anche in gennaio. Quando la circolazione dei venti si dispone invece dai quadranti nord-orientali, la forte esposizione produce – analogamente ad altre località adriatiche monitorate - picchi di freddo inusuali per la latitudine. Riguardo alle precipitazioni, esse tendono a concentrarsi nel tardo autunno e sono tendenzialmente influenzate dalla “presenza-scudo” del Gran Sasso sul lato occidentale: talvolta le classiche perturbazioni atlantiche non riescono a sfondare ed il territorio rimane in ombra pluviometrica, con tesi venti di caduta (Garbino)! Con flusso da sud/ovest, si originano dei venti che possono raggiungere e superare i 100 km/h facendo aumentare le temperature, in estate, fino a 38/40 °C: in tal caso, si assiste anche ad un contestuale e repentino calo dell'umidità [In particolare: il Libeccio, quale vento anabatico (anabasi, dal termine greco ‘’avabatikos’’ che significa ‘’andare in su’’), dopo aver impattato e risalito la parte esposta dei rilievi appenninici laziali ed abruzzesi, si impoverisce progressivamente dell’umidità scaricata con le precipitazioni che ha generato nel corso del progressivo spostamento verso levante; all’esito della risalita, l’aria, espandendosi in modo adiabatico (cioè senza scambiare nettamente calore con l’ambiente circostante), tende a raffreddarsi. In un secondo momento, il flusso subisce una sorta di ‘’processo inverso’’ generandosi venti catabatici (catabasi, dal termine greco ‘’katabatikos’’ che significa ‘’discendente’’): l’aria, che si comprime e si riscalda, ridiscende la parte non esposta dei crinali fino a raggiungere la zona costiera adriatica con venti secchi e molto miti, talvolta caldissimi. Questa indotta fenizzazione relega sovente, nella parte Est dell’Abruzzo e, quindi, anche nel territorio di Silvi Marina, cieli tersi o, al più, velati]. Analogamente, con le correnti da nord/est si verifica una situazione da Stau, che provoca precipitazioni anche abbondanti e spesso nevose fino in riva al mare. Le rilevazioni dei dati sono effettuate con stazione meteorologica Davis VP2.
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