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L’Abruzzo è, in Italia, la Regione che in una manciata di chilometri permette di passare dal mare alla montagna per mezzo della collina, facendo vivere un’esperienza unica grazie alla insita variabilità paesaggistica di straordinaria bellezza e ricchezza geologica: la continua alternanza di dorsali calcaree e valli fluviali offre agli osservatori, infatti, una completa fusione con la natura in tutti i suoi aspetti. In particolare, l’area Aventino - Medio Sangro identifica uno scenario che, anche grazie a rocce, fossili e minerali, riunisce undici Comuni della Provincia di Chieti (Casoli, Civitella Messer Raimondo, Colledimacine, Gessopalena, Lama dei Peligni, Lettopalena, Palena, Torricella Peligna, Pennadomo, Roccascalegna e Taranta Peligna) in una vera e propria cornice naturale! In tale contesto, l’abitato di Civitaluparella si trova, ai confini con il Parco Nazionale della Maiella, non lontano da una delle suddette località, Pennadomo, nota per le caratteristiche roccaforti che sono sorte a difesa del territorio. Tanti, dunque, sono i volti dell’Abruzzo: lasciando l’Adriatico ci si immerge in un territorio che giunge fino alla Maiella contraddistinto da un paesaggio variopinto, spesso dominato dalle sfumature di secolari uliveti; lo scenario rurale, dopo poco, lascia il passo, dapprima, alle atmosfere medievali della zona di Lanciano (conosciuta come la città del Miracolo Eucaristico) e, successivamente, al misticismo profuso dai sentieri - in quota - per la Maiella. Questa montagna, con una natura ancestrale, oltre ad essere un luogo ideale per animali selvatici come l’orso bruno marsicano (di cui si può approfondire la conoscenza nel Museo dedicato di Palena) ed il lupo, è puntellata di vari borghetti inerpicati che, sorvegliando i versanti delle valli del Sangro e dell’Aventino, riservano, a chi li omaggia per la prima volta, dei panorami mozzafiato e delle sorprendenti scoperte enogastronomiche. Il Comune di Civitaluparella (903 metri s.l.m.), borgo medievale un tempo raggiungibile solo a piedi o a cavallo, sorge su uno sperone di roccia calcarea, sul versante meridionale dei monti Lupari, nelle vicinanze del fiume Sangro e del torrente Parello (le acque di quest’ultimo formano, poi, una splendida cascata che è motivo di sosta per molti visitatori). Salendo nella parte più alta di Civitaluparella lo sguardo può arrivare sino al mare seguendo il percorso del fiume Sangro. Si possono ammirare, per esempio, i monti Pizzi, ricchi di quelle distese boschive (costituite da faggete pure o con meli e peri selvatici anche di dimensioni notevoli), selvagge ed in grado di evocare luoghi mitici e lontani, che ospitano molti indisturbati animali caratteristici dell’Appennino abruzzese. Si scorgono da qui i paesi di Pizzoferrato (1.251 metri s.l.m.) e Gamberale (1.343 metri s.l.m.), da cui si può partire sia per fare escursioni verso Pietra Cernaia (con i suoi 1.785 metri di altitudine) e monte Secine (1.883 metri di altitudine massima), sia per praticare arrampicata, sia per visitare l’area faunistica del Cervo (situata a 1500 metri di quota, è stata realizzata su porzioni di aree di bosco, cespuglieti e pascoli - oltre che corsi d'acqua naturali - di proprietà del Comune di Gamberale, nel Comune aquilano di Ateleta, in località Laghetto S. Antonio; è stata istituita nel 2003 grazie al ripopolamento con animali provenienti da altre aree faunistiche e centri di recupero; gli animali sono facilmente avvistabili e, da metà settembre a fine ottobre, è possibile ascoltare le vocalizzazioni, i cosiddetti bramiti, che i maschi adulti di cervo emettono nel periodo riproduttivo). Più in basso si può scorgere Montenerodomo (1.165 metri s.l.m.) sul territorio del quale si trova Juvanum - sito archeologico di epoca romana - abitato che fu prima italico e poi romano. In fondo si ammira la parte orientale del massiccio della Maiella, da sempre considerata montagna sacra tanto per la presenza di numerosi eremi e luoghi di culto quanto perché vero e proprio scrigno di biodiversità. Verso sud si possono avvistare l‘Abetina di Rosello (area naturale protetta, istituita nel 1997, situata nei comuni di Rosello e Agnone, nelle province rispettivamente di Chieti e Isernia) e la Riserva Naturale Regionale delle Cascate del Verde (area naturale protetta, istituita nel 2001, situata nel comune di Borrello, in provincia di Chieti). Entrambe le località, visitabili in uno stesso giorno, si prestano bene per delle tranquille camminate adatte alle famiglie: ci si immerge nello splendido bosco di abete bianco - specie tutelata grazie all’istituzione della Riserva – e, inoltrandosi, si possono scorgere degli animali selvatici che in armonia vivono questi luoghi per certi versi incantati. Infine, visivamente, si può raggiungere perfino il Molise, potendosi osservare la “patria delle antiche fonderie di campane”: Agnone. L'attuale estensione di Civitaluparella, corrispondente a circa 23 chilometri quadrati, è stata raggiunta nel 1964 quando il Comune dovette cedere parte del suo territorio in favore del nascente Comune di Fallo, che prima era solo una frazione. L'ambiente a nord del paese è caratterizzato dalla presenza di aree forestali suggestive come il bosco Difesa, il bosco di monte Pidocchio e il bosco delle Cese, con la presenza di laghi come quelli della Pantera e della Torretta. Conservando perfettamente i suoi tratti urbanistici originali, con vie anguste ed antiche costruzioni in pietra locale, Civitaluparella attesta ufficialmente la sua nascita nel 1115 attraverso scritti di Papa Pasquale II. Divenne poi un feudo che passò di proprietà in proprietà, fino a divenire dei Caldora, agli inizi del XIX secolo, che attuarono diverse migliorie di difesa. Attraverso stretti vicoli si può giungere in piazza Marconi, sede del Municipio e della Chiesa parrocchiale - anticamente era una Badia Benedettina che pare potesse contare su cospicue rendite così come sembra attestare la documentazione notarile conservata a Chieti e Lanciano - dedicata a San Pietro Apostolo (la chiesa presenta l’altare maggiore - sormontato dalla statua di San Pietro - e la navata secondaria in cui si trovano gli altari dedicati a San Rocco ed a Sant’ Agata); il Santo protettore è, comunque, San Rocco. In prossimità della piazza principale è situato il Museo del Medio Sangro, inaugurato nel 2010 dopo vari adattamenti. Salendo nella parte più alta del Paese, invece, si possono visitare i resti della residenza dei Caldora (si suppone di origini molto antiche, ormai ridotta allo stato di rudere; sebbene non vi siano dati certi sulla sua fondazione, il castello dei Caldora venne citato in una bolla di papa Alessandro III che nel 1173 sanzionava gli antichi confini della diocesi di Chieti; nel XV secolo fu scelto come rifugio sicuro da Antonio Caldora, impegnato nelle sue imprese militari contro Ferdinando d'Aragona), che si affaccia sui predetti boschi, Difesa e delle Cese. Nelle vicinanze del vecchio castello sorge la Chiesa dell’Annunziata. Ha un aspetto semplice, grazie alla facciata imbiancata, con una ubicazione che garantisce un bellissimo belvedere potendocisi ammirare non solo l'intero Paese ma anche tutta la vallata circostante. Il centro storico è articolato su vari livelli degradanti in cui si snodano scalinate, vicoli e stradine per la maggior parte percorribili solo a piedi. Nel territorio comunale sono state rinvenute incisioni rupestri che attestano la presenza di insediamenti nella zona già dalla preistoria: un masso ritrovato in località Coste della Taverna, con una figura antropomorfa, altre figure geometriche, due piccole croci ed un cerchio con una “x” incisa, testimoniano il passaggio di uomini tra il Neolitico e l'Età dei metalli. Il nome Civitaluparella deriva da due elementi. Il primo è Civitas, appellativo usato in età medievale per le località in cui era esistito un nucleo abitativo romano, anche se di piccola entità, mentre il secondo pare essere Luparius (o Luparus), derivante dalla parola tardo-latina luparius, cioè “cacciatore di lupi”. Si ha traccia dell'odierno nome già da documenti del XII secolo, in cui la località viene menzionata come Civitaluparella o Civita Luparella. La Media Valle del Sangro si estende, dunque, intorno ad un’altitudine media di 900 metri, tra boschi verdeggianti e paesi abbarbicati sulle rocce, ove le coltivazioni si effettuano molto spesso in maniera del tutto naturale. Prossimi risultano i confini con il Parco Nazionale della Maiella, dinanzi alle Cascate più alte dell’Appennino, circondati da Riserve Naturali. Qui si conservano habitat di specie rare come Nibbio Reale - da cui prende il nome la pregiata azienda agricola che ospita la stazione meteorologica di rilevamento dati – e Gracchio Corallino. Posti incantevoli, di notevole pregio, poco frequentati, nei quali inserirsi come ospiti rispettosi del territorio in una natura incontaminata dal clima sostanzialmente mediterraneo. Tra frutteti abbandonati, boschi e vecchi pascoli, crescono spontanee Lupinella e Sulla (si tratta di leguminose, ma mentre la Lupinella ha delle foglie molto appuntite e lunghe, la Sulla ha delle foglie quasi tonde e meno numerose rispetto alla prima); tra more di rovo e qualche albero di acacia, “nasce” il miele Millefiori: ha sapore leggermente fruttato, di colore chiaro-ambrato, fatto da api che stanziano sopra gli ottocento metri di quota ed in ambiente incontaminato. La Media Valle del Sangro deve la sua importanza - anche o soprattutto – all’omonimo corso d’acqua, di seguito meglio descritto. Il fiume nasce nel parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, a 1.441 metri di quota, alle pendici del monte Morrone del Diavolo (1.602 metri s.l.m.) ed ha una lunghezza di 122 chilometri circa. Bagna quasi subito il territorio comunale di Pescasseroli, ricevendo da sinistra il torrente La Canala, per continuare il suo percorso attraversando i centri di Opi e di Villetta Barrea. Giunto presso Barrea, forma, sbarrato da una diga, il lago artificiale di Barrea. Da qui, in breve, il fiume giunge presso i centri di Villa Scontrone e di Castel di Sangro, dove riceve le acque dell'affluente Zittola, scorrendo per un brevissimo tratto in Molise. Giunto presso il Comune di Ateleta, il fiume prende a scorrere tra Abruzzo e Molise e, nei pressi del centro di Quadri, rientra definitivamente in Abruzzo in provincia di Chieti. In questo tratto il fiume viene nuovamente sbarrato da una grossa diga e forma il lago artificiale di Bomba (erroneamente indicato in alcune cartine come lago del Sangro, il Bomba è un lago artificiale creato sul fiume Sangro da una diga in terra battuta posta sul territorio del comune di Bomba; sulle sue sponde insistono i Comuni di Atessa, Bomba, Colledimezzo, Pennadomo, Pietraferrazzana e Villa Santa Maria). Alcuni chilometri a valle del lago, al Sangro giunge - da sinistra, in particolare fra i Comuni di Casoli, Sant’Eusanio del Sangro ed Altino - l'apporto del suo maggiore tributario, il fiume Aventino. Da questa confluenza inizia il tratto basso che vede il Sangro scorrere in un ampio greto ciottoloso fino alla foce, nel mare Adriatico, tra Borgata Marina e Fossacesia Marina, frazioni rispettivamente dei Comuni di Torino di Sangro e Fossacesia. In corrispondenza dell'innesto con il fiume Aventino, si ha l'oasi WWF di Serranella, area naturale istituita nel 1990. La fauna è quella tipica delle zone umide. Particolarmente ricca l'avifauna (tra le specie più frequenti spiccano l'airone bianco maggiore, la cicogna nera, il fenicottero, il falco di palude, il falco pescatore ed il nibbio reale). Con riferimento alla flora, cenno merita l'elleborina palustre (piccola pianta erbacea perenne dai delicati fiori, appartenente alla famiglia delle Orchidacee), la cui presenza è abbastanza rara in Italia; si trovano anche la farnia, l'ontano nero e diversi specie di salici e pioppi. Il fiume forma tre laghi artificiali (Bomba, Barrea e Castel del Giudice), tutti utilizzati per produrre energia elettrica. A differenza dei laghi di Bomba e Castel del Giudice (dove parte delle acque vengono captate ed inviate tramite condotte forzate agli impianti idroelettrici a valle), il deflusso delle acque risultanti dal lago di Barrea viene ad interessare interamente il tratto di Sangro a valle fino alla predetta diga di Castel del Giudice. In pratica è l'alveo dello stesso fiume ad essere utilizzato a mo' di condotta forzata, subendo frequenti, repentini e notevoli cambi di portata determinati in conseguenza delle esigenze produttive di energia elettrica. Tale modalità di gestione dei livelli ha causato l'estinzione di buona parte della fauna bentonica presente nel fiume, incidendo direttamente sulla densità della popolazione ittica autoctona, scompenso a cui si cerca di rimediare artificialmente mediante forti immissioni annuali. Grazie agli ampi scenari offerti dalla vallata del Sangro, dal massiccio della Maiella e dalle alture circostanti, Civitaluparella è senza dubbio tra i Comuni più suggestivi d’Abruzzo. Dalla località monitorata, gli appassionati di sport invernali possono raggiungere in circa mezz’ora le note stazioni sciistiche di Roccaraso e Capracotta, mentre la presenza attorno al Paese delle numerose falesie (coste rocciose con pareti a picco, alte e continue) offre dei luoghi ideali alla fantasia dei climbers (arrampicatori di crinali aventi pendenze e caratteristiche differenti): tra tali luoghi, i più importanti sono presso le località di Pennadomo, Pizzoferrato, Villa Santa Maria e Pescopennataro, di seguito sinteticamente focalizzate. Le straordinarie pareti di Pennadomo sono sottili strati rocciosi di pietra calcarea alti alcune centinaia di metri che hanno dato anche il nome al Paese. Da alcuni anni, su queste pareti sono state aperte diverse vie di arrampicata, in particolare su quella più spettacolare, chiamata il Resegone. Su di esse vivono specie floristiche e faunistiche rare e interessanti legate agli ambienti rupicoli, come l’asfodelo giallo (pianta, eretta fino a 150 centimetri, non gradita agli animali ma dalle caratteristiche disintossicanti, antibatteriche, cicatrizzanti, emollienti, lenitive e decongestionanti), la coronilla di Valencia (piccolo arbusto sempreverde, eretto fino a 70 centimetri, provvisto di molti rami fogliosi, cilindrici, resistenti e legnosi alla base), il falco pellegrino e la rondine montana. Dal ponte è possibile risalire la forra fino alla cascata, percorso consigliabile però nel periodo tardo primaverile ed estivo quando la portata del torrente San Leo è minima. La forra della Gran Giara è creata dall’erosione dal torrente di San Leo dove si trova la cascata, un museo naturale di grande bellezza che scende con un salto di circa 10 metri dal torrente e ha creato nel tempo delle deformazioni molto intense con pieghe e faglie della roccia simili a pagine di un libro. Pizzoferrato ha tutte le caratteristiche proprie di un borgo montano: natura, relax, ambiente: contesto in cui flora e fauna sono perfettamente integri. Nei boschi di faggio, querce ed abeti vivono ancora numerose specie di mammiferi ed uccelli tra cui orsi bruni marsicani, cinghiali, lupi, poiane e scoiattoli. Vari itinerari di trekking ed escursioni possono favorire l'incontro fra questi animali e turisti. Villa Santa Maria è una ridente cittadina dove saper cucinare è un’arte raffinata! Il centro è noto per la tradizionale presenza di botteghe da formazione di chef che risale al XIII secolo. Nel XVI secolo vi nacque San Francesco Caracciolo, considerato il "patrono" dei cuochi. Negli anni sessanta del XX secolo fu costruito un istituto alberghiero per conservare la tradizione, e fu istituito il "sui generis" museo del cuoco nel palazzo Caracciolo. Pescopennataro è un piccolo borgo suggestivo in provincia di Isernia ed è noto, invece, come “il Paese degli Abeti e della Pietra”. Si pensa che le origini della lavorazione della pietra risalgano già al periodo sannitico (nel 1700 venne aperta la prima scuola di lavorazione della pietra). Ma Pescopennataro è conosciuto anche per il bosco degli “abeti soprani”, un sito di interesse comunitario al cui interno si snoda una rete di sentieri naturalistici imperdibili per gli amanti del trekking e della natura. Il Paese è infatti letteralmente immerso in un’area boschiva caratterizzata dalla presenza di monumentali abeti bianchi (da qui l’appellativo di “soprani”), che possono raggiungere i 50-60 metri di altezza, con fusti dritti dal diametro che raggiunge i 3 metri e la corteccia dal caratteristico colore bianco cenerino. Dal punto di vista climatologico, si osserva che Civitaluparella, data la sua particolare posizione geografica, riceva apporti precipitativi – a volte anche di forte entità – sotto l’effetto dalle correnti orientali e nord-orientali. In inverno, il clima è reso più rigido dalle correnti di aria fredda provenienti dall'Adriatico. Le condizioni atmosferiche locali, che risultano condizionate tanto dal vicino massiccio montuoso della Majella quanto dall’influsso più temperato del mare, potrebbero far ricomprendere la zona osservata tra quelle con “clima mediterraneo di tipo continentale”. Le precipitazioni medie annue si attestano sugli 800/1000 millimetri anche se i sempre più frequenti e perduranti periodi di siccità correggono sovente al ribasso il suddetto valore stimato; le più significative piogge si verificano, comunque, in tardo autunno e primavera. Nel complessivo precipitato, rientrano, altresì, i centimetri di neve che cadono generalmente fino a marzo inoltrato, con fenomenologia della specie anche nella primavera “matura”. La stazione meteorologica di riferimento è una Davis VP2 installata, presso la società agricola Colle del Nibbio, a 807 metri di altitudine. La suddetta zona annovera un sicuro ed invidiabile vanto, riferito a prodotti montani naturali che seguono sempre il ritmo delle stagioni. Interesse particolare, tra gli altri, va riconosciuto all’apiario (luogo ideale da visitare, senza fobie, per apprezzare la particolarissima organizzazione di vita di insetti così laboriosi ed utili come sono, appunto, le api).
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