All’interno del territorio comunale di Rocca di Mezzo,tra le importanti località sciistiche di Campo Felice ed Ovindoli Magnola, si estendono i Piani di Pezza, luogo incontaminatoraggiungibilecon le autostrade A24 ed A25 (con uscite ai caselli di Tornimparte, l’Aquila edAielli-Celano),percorrendo, poi,la SS 696 sull’Altopiano delle Rocche.
L’affascinante aspetto ambientale - caratterizzato da giusto connubio tra natura estrema e possibilità di pace e ristoro - abbraccia un altopiano carsico-alluvionale - ad un’altitudine compresa tra 1.450 e 1.535 metri circa s.l.m.- lungo km. 5,5 (con asse Ovest-Est) e largo fino a km. 3, con direzionalità Sud-Nord: in tale contesto, già dal 2008, nell’ambito delprogetto ‘’40 sottozero’’ -segnatamente finalizzato a studiare i fenomeni di inversione termica nelle conche carsiche montane - è stata avviata l’osservazione meteorologica di questa particolarissima porzione di territorio aquilano che si staglia agli occhi dei visitatori in maniera inequivocabile potendocisi immergere, da subito, non appena oltrepassati il Vado di Pezza (1.468 m) ed il Rifugio del Lupo (struttura ospitante la strumentazione ricettiva).
Siamo nel cuore del Parco Regionale Naturale del Sirente – Velino, all’interno dell’omonima catena montuosa, in un’atmosfera incantata, scevra da rumori e con presenza diversificata di flora e fauna in tutte le stagioni dell’anno(sia d’estate che d’inverno, ci si praticano attività come trekking, passeggiate a cavallo ed in mountain bike ovvero sci di fondo, sci escursionismo e ciaspolate); dalla Piana si diramano più sentieri escursionistici che raggiungono le cime dei rilievi attorno,con opportunità di visitare numerosi punti di interesse edammirare panorami incantevoli.
Tanti gli itinerari di indubbia attrattiva; tra i più frequentati, immergendosi nella centenaria faggeta di Valle Cerchiata (1.790 m), quelli che conducono al Rifugio Sebastiani, al Lago della Duchessa [lago di origine glaciale di tipo alpino, a 1.788 metri di altitudine, posto in una conca d'altura tra le pareti di roccia del Murolungo (2.184 m) ed i declivi del Morrone (2.141 m)]e, naturalmente, al monte Velino (2.487 m), il cui versante nord è caratterizzato da enormi pietrai; il suggestivo percorso verso tale ultima cima permette di ammirare, in sequenza,il Vallone di Teve(di tipica origine glaciale), i pratoni di Colle del Bicchero(2.075 m), spesso popolati da cavalli allo stato brado,il monte Bicchero(2.161 m)ed il Cafornia(2.409 m).Ad est del Velino è posto Pizzo Cafornia (2.424 m), mentre ad ovest si possono scorgere le cime minori del Costognillo (2.339 m) e, poi, lungo la costa a scendere verso la Val di Teve,monte di Sevice (2.331 m) e monte Rozza (2.064 m).
Nella piana di Pezza, le pendici montuose esposte a nord sono ricoperte di boschi di faggio, quantomeno fino alla quota di 1.850 metri, mentre la piana ed i versanti esposti a sud e ad ovest sono privi di vegetazione ad alto fusto, eccezion fatta per la suggestiva Valle Ortica, raggiungibile percorrendo il tratto di sterrato che devia dal percorso principale partendo dalla carrareccia che attraversa longitudinalmente i Piani verso Capo Pezza (1.535 m).
Il campo di osservazione in cui è collocata la strumentazione meteorologica è una vallatala cui vastità è meglio apprezzabile grazie all’ausilio di una webcam (puntata in direzione del Rifugio Vicenzo Sebastiani – sito a 2.102 metri s.l.m. –ed installata,ad ottobre 2018,a seguito della collaborazione tra l’Associazione Caput frigoris ed il Rifugio del Lupo).
Le alte cime laterali sembrano avvolgere l’intero circondario compreso ‘’il catino’’nella cui parte pressoché centrale– vicinanze del Rifugio d’Eramo - è ubicata la stazione meteorologica Davis VP2; nella coincidente ubicazione attuale, il 15 febbraio 2012, un datalogger appositamente posizionato registrò il valore di -37,4°C (record di temperatura più fredda mai rilevata per tutto l’Appennino), distaccando, di quasi due gradi centigradi, il comunque notevole valore di -35,8°C fissato, da altro datalogger associativo, ai 1.410 metri dell’altopiano di Marsia, nel comune di Tagliacozzo (AQ).
La trasmissione dei dati dall’iss sensori, nella piana, avviene per mezzo di due antenne Yagi direzionali distanti circa km. 1,5, con connessioneinternet (talvolta saltuaria visto il decentramento della zona non raggiunta con continuità dal necessario ed adattosegnale) fornita dal suddetto Rifugio del Lupo. L’attuale sistema, pertanto - che sostituisce la trasmissione dati in precedenza effettuata con due modem dotati di sim card line – punta ad una maggiore nonché costante rilevabilità dei parametri climatici con situazione meteo ‘’real time’’ da vivere ed apprezzare h24.
L’accennata difficoltà alla ricezione ed invio dei dati risente, fra l’altro, della chiusura dell’altopiano che risulta delimitato:
a nord, dalle creste dei monti che sovrastano la stazione sciistica di Campo Felice; tra tali cime figurano monte Rotondo (2.064 m), da cui si possono ammirare, nelle giornate più limpide,le più elevate vette del Gran Sasso, del Sirente, del Velino, della Majella e del Terminillo, Cisterna (1.958 m), Colle del Nibbio (1.914 m), Punta dell’Azzocchio (1.992 m), Cimata di Pezza [formata dalla cima occidentale (2.132 m) e dalla cima orientale (2.074 m)] e Cimata del Puzzillo (2.140 m), la cui cima nord – a metri 2.131 – ha preso la denominazione di Passo del Puzzillo dall’anno 2015;
ad ovest e sud, da cime appartenenti al massiccio del Velino; tra esse, Vena Stellante (2.271 m), Colle dell’Orso (2.175 m), Punta Trento (2.243 m), Punta Trieste (2.230 m) e Costone della Cerasa [di cui fanno parre Costa della Tavola (2.182 m) e Cimata della Cerasa (2.159 m)].
L’altopiano dei Piani di Pezza ha una conformazione veramente particolare risultando chiuso in tutte le direzioni; durante la stagione invernale ed al manifestarsi di concomitanti condizioni atmosferiche (innevamento al suolo, cielo sereno, assenza di ventilazione e bassissimi livelli di umidità), infatti, si possono raggiungeretemperature minime prossime o anche inferiori ai meno 30°C.
Qualora le suddette condizioni si protraggano per più giorni, l’ispessimento del cuscino freddo al suolo – meglio se a seguito di un’avvezione di aria artica continentale- rende più probabile l’acuirsi ulteriore dell’estremo termico minimo tanto da far prospettare il raggiungimento della fatidica soglia dei meno 40°C, avvicinata, ma non ancora ufficialmente rilevata (ricorreva l’anno 1985 quando, senza ancora alcuna strumentazione installata, l’ondata di gelo che colpì anche l’Italia fece registrare valori termici davvero rilevanti che, probabilmente, permisero di toccare se non addirittura oltrepassare,in questo luogo ‘’ameno’’- già agreste e bucolico - il suddetto limite dei -40°C). .
La suddetta tipologia di aria, necessaria per il verificarsi dell’evento estremo,si può definire di tipo ‘’pellicolare’’, schiacciandosi letteralmente al suolo dopo giorni di freddo intenso e continuo. Trattasi di masse d’aria che spesso si originano in Siberia e che vengono convogliate verso sud-ovest tramite l'espansione dell'alta pressione termica dell'anticiclone russo-siberiano per immettersi, poi, nel bacino del Mediterraneo, attraverso una serie di porte naturali che si aprono sia lungo le pendici occidentali dei Balcani, sia all'estremità sud-orientale dell'arco alpino - porta della Bora: tali masse d’aria presentano valori di geopotenziale molto alti e si manifestano con prepotenti venti da est e nord-est che, una volta cessati, relegano nei più bassi strati, in prossimità del terreno, veri e propri laghi gelidi.
- Caratteristiche climatologiche peculiari della zona monitorata:
1) marcata escursione termica, soprattutto estiva (non è raro assistere, anche nel mese di agosto, a brinate mattutine immediatamente sostituite, all’incedere dei primi raggi di sole, da splendide giornate);
2) contenimento delle temperature massime invernali – che restano spesso sotto gli zero gradi - anche quando regimi altopressori inducono periodi diurni senza nubi o scarsamente ventilati;
3) amplificata conseguenza dell’effetto albedo, determinato da un manto nevoso uniformemente presente (meglio se con accumuli più consistenti), indotta da un’ampia superficie d’irraggiamento a disposizione che implementa la capacità riflettente del suolo;
4) manifesta sensibilità termica alle refole notturne che, come spesso già osservato negli anni di precedente monitoraggio, disturbano marcatamente l’inversione (è capitato talvolta che, con temperatura già intorno ai -20°C a mezzanotte, l’altalenante per quanto debole ventilazione abbia determinato evidenti incrementi dell’ordine di 5-8°C in un’ora) impedendo il raggiungimento di temperature minime mattutine over -30°C;
5) accentuata ventilazione, favorita soprattutto dalla canalizzazione tramite il valico di Vado di Pezza, delle masse d’aria provenienti da nord-est;
6) esaltata pluviometria, registrata a causa della presenza di un circondario costituto da vicinissime cime elevate che agevolano, talvolta, la stazionarietà delle perturbazioni in transito nella zona;
7) frequente presenza di nebbie, soprattutto notturne ed all’alba, che molto spesso non consentono - durante la stagione fredda - un calo veloce delle temperature minime costituendo, di fatto, una sorta di scudo alla dispersione del calore (condizione essenziale per l’abbassamento del valore termico);
8) repentino risentimento del cambio circolatorio (da fase stabile e/o secca a fase instabile e/o più umida) che, allorquando è prossimo al verificarsi, si manifesta con un più immediato aumento della temperatura e/o con una più rapida rotazione delle correnti rispetto ad aree limitrofe, stante peraltro l’altitudine del luogo monitorato;
9) intrigante spettacolo dei "cristalli di ghiaccio", a cui si può assistere nelle gelide mattinate invernali (quando la nebbia si alza e si propaga spingendosi dalla sottostante pianaverso est) volgendo lo sguardo verso il sole sorto ed appena alto nel cielo. Tale fenomenologia è più facilmente apprezzabile in corrispondenza del Vado di Pezza, con sguardo verso Rovere/Rocca di Mezzo, in quanto le prime refole di vento si manifestano proprio nella zona del valico consentendo una vera e propria "migrazione", visibile ad occhio nudo, dei suddetti "cristalli di ghiaccio";
10) ricorrenza dell’atipico fenomeno dei ‘’fiori di ghiaccio’’, che avviene "per imperfezioni del ghiaccio superficiale" e si crea in presenza di temperature estreme di gran lunga sotto lo zero (intorno ai -22°C), formando delle straordinarie strutture appuntite che "sbocciano" come efflorescenze di filamenti ghiacciati ma che si dissolvono in goccioline d’acqua al contatto con le dita o non appena raggiunti da un raggio di sole(quanto descritto è spesso osservabile presso il laghetto che si forma, adiacente alla stazione meteorologica, con le precipitazioni liquide tardo-autunnali).
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