Fara Filiorum Petri è un Comune della provincia di Chieti, posto al centro della val di Foro, che si estende su di un territorio ricompreso tra le colline di Casacanditella (piccolo centro, a 432 metri s.l.m., irto su un colle che funge da spartiacque tra il fiume Foro ed il torrente Dendalo) ed i Colli faresi; insiste sopra un promontorio essenzialmente breccioso, ai piedi della Majella, con la sua vetta di 2.793 metri ed i suoi lunghissimi nonché vasti pianori sommitali dolcemente tondeggianti per effetto dell'azione millenaria dei ghiacciai e che trovano fulgida rappresentazione nel vallone di Femmina Morta situato ad oltre 2500 metri di altitudine.
Il Comune sfrutta un dislivello di circa 300 metri essendo allocato tra la parte più bassa, occupata dalla frazione Piane - a 135 metri s.l.m. - e quella più alta della frazione Colli che offre, oltre al suo estremo di 438 metri di altezza, la visuale di formazioni geologiche di argilla a spigoli molto vivi e brulli: sono i calanchi, situati nel versante settentrionale.
Il centro abitato si trova a circa venti chilometri da alcune note località, (Francavilla al Mare ed Ortona) e dal capoluogo di provincia; non distante, altresì, l’importante località sciistica di Passo Lanciano.
Il territorio comunale comprende numerosi altri nuclei: Campolungo, Colle Anzolino, Colle Pretoro, Colle San Donato, Colli Centro, Crepacce, Focaro, Forma, Fonzoni, Fraderna, Giardino, Madonna del Ponte, Mandrone, Orticelli, Pagnotto, Piane Della Masseria, Piane-San Giacomo, Roccamontepiano, Ruzzi, San Nicola, Sant'Antonio, Sant'Eufemia, Selva, Sotto Le Ripe, Sotto Le Vigne, Valli e Vicenne.
Il centro storico di Fara Filiorum Petri, a 227 metri, è circondato da tre fiumi: il Foro, che nasce nel Comune di Pretoro; la Vesola Sant'Angelo, che origina a Roccamontepiano e la Vesola San Martino, che prende a scorrere, invece, a Guardiagrele: Pretoro, Roccamontepiano e Guardiagrele risultano ricompresi nella Comunità montana della Maielletta. Nelle frazioni “Piane” e “Madonna del Ponte”, inoltre, sono presenti due laghi di origine artificiale.
In particolare: Pretoro, a 602 metri, appartiene a “I Borghi più belli d'Italia” – associazione, sorta nell’anno 2001, con l’intento di promuovere i piccoli centri abitati italiani che avessero deciso di evidenziare la propria attitudine ad uno spiccato interesse storico ed artistico locale; Roccamontepiano, a 500 metri, racchiude un territorio in parte montano ed in parte collinare nella fascia pedemontana nordorientale della Maiella, secondo massiccio montuoso calcareo-dolomitico degli Appennini continentali, dopo il Gran Sasso; Guardiagrele, a 576 metri, è notoriamente ricordata sia per essere stata la prima località – assieme ad Agnone, in provincia di Isernia – nella quale si inizializzò la produzione della “presentosa” (un gioiello femminile abruzzese, generalmente in oro, indossato nelle occasioni di festa), sia per essere sede del Parco Nazionale della Majella.
La particolare posizione arroccata del centro del paese – la cui visione si staglia, perentoria, agli occhi del visitatore - fa intuire da subito la sua antica origine, risalente, infatti, al periodo altomedievale. Il toponimo di origine longobarda, che significa "terra dei figli di Pietro", colloca la fondazione del Comune al periodo della dominazione di tale popolazione germanica, tra il VI e l'VIII secolo. Furono proprio i Longobardi a fondare il primo nucleo, scegliendo la zona sia in base alla posizione facilmente difendibile (con il villaggio protetto dalle ripide pendici dell'altura circostante, un’asperità orografica invidiabile) che alla vicinanza ad un fiume (con il Foro e la Vesola i cui corsi ed alvei risultavano già ben più protettivi rispetto ai fossati).
Le strade di terra battuta sono ancora presenti a memoria di precedenti sistemazioni agrarie dei secoli XV e XVIII (si ricorda, soprattutto, via Madonna, che si caratterizza per i lunghi filari di querce).
Il territorio comunale è anche attraversato dal Tratturo Centurelle-Montesecco, l'antico camminamento che era percorso dai pastori, all'inizio dell'autunno, allorchè vi passavano con le loro greggi dirigendosi dai freddi monti aquilani verso il Tavoliere delle Puglie per poi effettuare il tragitto inverso in primavera: tale tratturo è stato fortemente rivalorizzato dal Comune di Fara, potendolosi visitare e percorrere sia a piedi che a cavallo.
A partire dal secondo dopoguerra, Fara Filiorum Petri conobbe un periodo di sviluppo (localmente chiamato “il miracolo Farese”) assumendo il ruolo di paese guida di tutta la val di Foro.
Oggigiorno, si distingue una zona a carattere pedemontano ed una zona collinare argillosa, nella quale risulta più diffusa la coltivazione degli alberi da frutto e degli olivi. Nel circondario, è certamente molto sviluppata l’attività agricola – che può contare su una modernizzazione all'avanguardia - con vigneti, uliveti e le classiche colture mediterranee (quali pomodori, patate e soprattutto cipolle, per le quali Fara Filiorum Petri ha una lunghissima tradizione di coltura, tanto che gli abitanti dei paesi limitrofi la definiscono simpaticamente "Fara cipollara"). Particolare importanza rivestono anche le produzioni del liquore Punch, del vino Chardonnay e dell'olio Colline Teatine.
Il vero motore economico del centro restano, tuttavia, la piccola-media impresa e l'artigianato, con la presenza di una moltitudine di fabbriche, spesso a conduzione familiare, specializzate nella produzione di scarpe, vestiti, mobili e lavorazioni artistiche del legno. Fara è famosa anche e soprattutto per il pastificio “Majella”; in tempi più recenti si è assistito, inoltre, alla specializzazione nella lavorazione del ferro battuto, per cui sono presenti sul territorio numerose fabbriche. Altra indiscussa fonte di reddito è data dal turismo, da quello artistico e religioso finanche a quello enogastronomico, con manifestazioni folcloristiche organizzate dai locali.
Doveroso citare, ad esempio, la “festa delle Farchie”, ricorrenza dal fascino innegabile in cui si mescolano religione, credenze popolari e riti pagani. Ogni anno, il 16 gennaio, molti visitatori raggiungono il paese per assistere alla celebrazione dedicata al culto di Sant'Antonio Abate, venerato non solo dalla popolazione locale.
Le “farchie”, di fatto, corrispondono a delle canne faticosamente e precisamente legate tra loro con rami di salice rosso, fino a formare dei grossi cilindri - che possono arrivare fino ad un metro di diametro e a nove metri di altezza – che vengono poi portati in processione sui trattori, fino al piazzale di fronte alla chiesa di Sant'Antonio ove vengono accesi al sottofondo di canti tipici intonati dai presenti. Il culto di Sant'Antonio è saldissimo a Fara, per via di un episodio che la fede riconduce all’anno 1799 [All'epoca, l'esercito francese tentò di invadere il paese, ma il Santo - vestito da generale – apparve ai militari intimando loro di non superare il bosco di querce che circondava il paese e trasformando successivamente gli alberi in quelle fiamme che allontanarono, quindi, gli invasori].
Altra suggestiva espressione dello spirito farese è la c.d. “Fara sotterranea”, individuabile sotto il centro storico, dove sono scavate lunghe gallerie che servirono durante il Medioevo per dare modo ai cittadini di nascondersi ovvero di fuggire in caso di pericolo. Ad oggi, questi cunicoli sono stati ristrutturati, illuminati e riaperti al pubblico che può così beneficiarne durante l’intero corso dell’anno.
Degna di menzione, inoltre, è la “Porta”: unico resto della cinta muraria del paese, presenta un arco in stile gotico sormontato da uno stemma molto consumato verosimilmente riconducibile agli Orsini-Colonna.
Numerosi i monumenti da visitare. Tra essi si annoverano la Chiesa della Madonna del Ponte - situata nel quartiere omonimo – con facciata in stile neoclassico; la Chiesa di San Rocco - posta appena fuori dal centro storico, lungo la via che conduceva ai mulini - non molto grande, ma importante per via degli affreschi di Francesconi di Rapino che vi si conservano; la Chiesa di Sant'Antonio abate - nel quartiere Sant'Antonio - già esistente dall’anno 1365, all’interno della quale si trovano le statue di Sant'Antonio abate e di Sant'Agata; il Monastero e Chiesa di Sant'Eufemia (è il complesso religioso più antico di Fara essendo stato fondato addirittura nel 1004 da sant'Aldemaro di Capua); la Chiesa di Sant'Agata, caratteristica chiesetta ricca di interesse storico-religioso; la Chiesa di Santa Maria di Cryptis, i cui resti si trovano nella Grotta del Colle, al confine tra Fara, Rapino e Pretoro; la Chiesa Parrocchiale di San Salvatore (principale chiesa di Fara, di origine alto-medievale, situata nella piazza del paese).
Per raggiungere Fara Filiorum Petri via terra si può percorrere l'autostrada Adriatica A14 uscendo al casello di Pescara Sud - Francavilla al Mare, seguendo per Francavilla / Guardiagrele per poi dirigersi sulla SS 260; da Chieti, si deve seguire la SS 81 in direzione Guardiagrele; da Pescara, invece, è necessario percorrere la SS 16 in direzione di Chieti, continuare in direzione di Francavilla per poi percorrere la suddetta SS 260.
Via mare si possono scegliere il porto turistico di Pescara in alternativa al porto di Vasto; utilizzando l’aereo è obbligatorio transitare per lo scalo di Pescara mentre chi si volesse avvalere della strada ferrata può optare, tra le stazioni di riferimento, per quella di Chieti o di Pescara (utilizzando successivamente degli autobus di linea che conducono al paese).
La località monitorata presenta delle condizioni atmosferiche che risultano influenzate tanto dal vicino massiccio montuoso della Majella quanto dall’influsso più temperato del mare al punto che si potrebbe ricomprendere la zona osservata tra quelle con clima mediterraneo di tipo temperato-collinare.
L’accennato “cocktail” di condizioni meteorologiche, che si avvicendano, a seconda delle stagioni, con costanti tassi di umidità relativa (eccettuando la parte più collinare del paese dove il tempo è generalmente meno madido ed uggioso), relegano nell’area precipitazioni abbastanza consistenti tanto che, mediamente, si stimano accumuli intorno ai 1000 millimetri annui.
Le stagioni maggiormente dispensatrici di piogge sono l’autunno e la primavera anche se d’estate i classici periodi secchi sono intervallati da violente precipitazioni - talvolta originate da temporali di calore in sviluppo dall’adiacente settore orientale - sempre più spesso accompagnate da fulminazioni, fenomeni grandigeni e venti impetuosi per quanto limitati alla durata dell’evento estremo.
Concause dell’esito pluviometrico sono l’orografia del territorio e la provenienza delle correnti con precipua imputabilità dei costanti accumuli attribuita ai venti di scirocco.
Ma le masse d’aria possono provenire altresì da sud-ovest, attivando un effetto Stau, in discesa dalle montagne, che si manifesta sotto forma di vento caldo, ovvero da nord-est, originandosi ad Oriente, attraversando il mare Adriatico e penetrando nell’entroterra. Tale ultima condizione si osserva soprattutto durante l’inverno, in occasione di retrogressioni di aria artica dal settore Balcanico-Danubiano verso il comparto europeo.
Di più difficile manifestazione – considerata la sempre più rara presenza “del Rodano” – è, poi, l’evento che può portare a delle precipitazioni particolarmente significative. Ci si riferisce alla provenienza contestuale delle correnti da nord-ovest e dalla porta della Bora.
In tali situazioni, infatti, si attivano profonde ciclogenesi a ridosso della Sardegna, con conseguente formazione di un minimo depressionario verso sud-est e successiva traslazione del centro di bassa pressione verso il medio-basso Tirreno; si assiste, in tal caso, alla registrazione di cospicui accumuli pluviometrici.
Nel complessivo precipitato rientrano, altresì, i centimetri di neve che, di massima, cadono da dicembre a marzo inoltrato, con non rari fenomeni talvolta presenti nella primavera “matura”.
Circa l’aspetto termico, risaltano gli estremi che questa particolare porzione di territorio abruzzese può osservare. Ad inverni mediamente freddi – già “anacronistici” rispetto alla bassa altitudine – si contrappongono estati calde (con picchi anche prossimi ai 40° C) ove tassi di umidità frequentemente alti inducono talvolta situazioni di disagio fisico. In tale periodo, peraltro, si assiste ormai da anni alla permanenza sul Mediterraneo dell’Anticiclone subtropicale africano rispetto all’avanzata dell’ormai non più tradizionale “Azzorriano”.
La stagione antagonista esprime i valori di temperatura più bassi in gennaio e febbraio, quando le minime scendono frequentemente sotto gli zero gradi centigradi, segnando talvolta valori a due cifre negative! Frequenti le nevicate, le gelate mattutine, le giornate grigie e gli episodi di galaverna (tipico fenomeno in cui la nebbia provoca – stanti temperature sottozero – delle pioviggini composte da piccoli aghetti di ghiaccio che si posano sull’erba, sugli alberi e nelle campagne, dando l’effetto della neve ed un favorevole impatto coreografico sulla vegetazione ma dispensando purtroppo, di contro, un pericoloso fenomeno per gli automobilisti).
La stazione meteorologica di riferimento - PCE-FWS20 - risulta posizionata sul tetto di una civile abitazione.
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