Nell’ambito dell’osservazione e studio climatico di peculiari porzioni di territorio della penisola italiana, con particolare riferimento agli altopiani carsico-alluvionali dell’Appennino, i piani di Castelluccio risultano tra i più vasti dell'Italia centrale, secondi dopo quelli di Campo Imperatore (AQ).
Posti mediamente a circa 1.300 metri s.l.m. ambiscono ad essere annoverati, altresì, a parità di altitudine, tra i luoghi più freddi oltre agli altopiani aquilani di Pezza (Rocca di Mezzo) ed Aremogna (Roccaraso).
L’installazione della stazione meteorologica di riferimento (Davis Vantage Pro 2 Wireless) nasce da un progetto ideato e coordinato dalla rete V.I.S.TA. - Vetrina Informatica per Sistemi di Trasparenza nell'Agroalimentare – di Perugia, il cui scopo è il monitoraggio real time delle colture in campo, tramite l’utilizzo di strumentazioni di precisione in grado di assicurare - al consumatore - l’adeguata informazione, la giusta sostenibilità e l’accurata focalizzazione sulla trasparenza e tracciabilità dei prodotti e – all’agricoltore - un concreto aiuto per lo svolgimento delle attività correlate alle suddette colture.
La centralina è situata a 1.296 metri di altitudine, in campo aperto e, anche se non proprio nel baricentro dei piani di Castelluccio, non può purtroppo beneficiare dei sistemi di alimentazione elettrica che sono attivi presso taluni caseggiati situati a circa un chilometro di distanza. Per tale motivo, non potendosi garantire il rilevamento di valori inferiori ai meno 20°C – a causa dello spegnimento del dispositivo che la bassissima temperatura provocherebbe - è stato valutato il collocamento, in loco, di strumentazione integrativa.
Un datalogger dell’Associazione Caput frigoris, opportunamente schermato e con campionamento dei dati programmato ad intervalli regolari, infatti, consentirà la rilevazione degli stessi nonché l’eventuale ufficializzazione di quei picchi termici, ancor più bassi, sfuggiti alla registrazione da parte del sistema interfacciato con la Davis VP2.
I fenomeni carsici propri di questa zona hanno determinato la formazione di strutture note come ‘’mergani’’ (profondi inghiottitoi in grado di drenare le acque meteoriche in falde idriche sotterranee).
I Piani sono tre, coprono una superficie di 15 km² e si distinguono in Pian Grande, Pian Piccolo (provincia di Perugia) e Pian Perduto (provincia di Macerata). In particolare, la zona del Pian Grande si trova a pochi chilometri dal centro di Norcia ed è territorialmente delimitata a nord-est dal monte Vettore (2.476 metri), a sud-est dal monte Guaidone (1.647 metri), a nord-ovest dal monte Veletta (1.614 metri) ed a sud-ovest dal monte Ventosola (1.718 metri).
Il luogo è noto per la coltivazione delle lenticchie, che risultano abbondanti e di qualità, legume fregiato nell’anno 1997 con il riconoscimento della prestigiosa I.G.P.. Ciò si è reso possibile grazie alle caratteristiche dei terreni, particolarmente ricchi di materiale organico, ma anche in virtù del clima (la caratteristica specifica della lenticchia di Castelluccio è la sua straordinaria resistenza alla siccità ed al freddo degli inverni, che, da un lato, la rende immune dal tonchio - piccolo coleottero le cui larve si nutrono di legumi – e, dall’altro, refrattaria a diserbanti e pesticidi).
Fantastico, a corredo del ciclo di maturazione, il fenomeno della fioritura che colora i Piani tra la fine di maggio e l'inizio di luglio! Dominano, infatti, quei colori accesi e variegati generosamente offerti da papaveri, narcisi, margherite, violette, fiordalisi, grano, ma anche da spighe d’orzo e farro.
Il micro clima della piana si può assimilare a quello della steppa, con marcate escursioni di temperatura giornaliere dovute soprattutto alla repentina dispersione di calore da parte dell’ampia superficie carsica.
I periodi di pioggia sono concentrati tra fine autunno ed inizio primavera, con una fase estiva, molto secca, che concede talvolta gelate mattutine addirittura fino in giugno; le precipitazioni medie annue si attestano attorno ai 1.000 millimetri.
Nella stagione fredda ed in particolari condizioni climatiche (presenza di neve al suolo - che enfatizza l’effetto albedo - assenza di ventilazione e bassa umidità relativa), la particolare disposizione dell’altopiano rende possibile accentuate inversioni termiche al punto che è possibile oltrepassare finanche il limite dei meno 30°C.
Altre caratteristiche della zona monitorata sono la forte ventilazione (con raffiche facilmente superiori ai 100 km/h durante le burrasche o manifestazioni temporalesche) e la formazione di nebbie, spesso così fitte e persistenti da creare una cortina da sbarramento rispetto a Castelluccio, il delizioso paese – seriamente danneggiato, purtroppo, a seguito dell’importante evento sismico verificatosi il 30 ottobre 2016 - che svetta a nido d’aquila dominando la vallata.
E’ il luogo abitato più alto dell'Umbria, a circa 28 km da Norcia, con un panorama che si offre agli occhi del visitatore tra montagne che sembrano voler garantire protezione. Originariamente costruito per difendere il confine orientale dei pascoli, Castelluccio domina l'omonimo altopiano che ha come cornice la catena dei monti Sibillini, al confine tra Umbria e Marche, con diverse vette in un crescendo di over 2000: Pizzo Tre Vescovi (2.092 metri), Palazzo Borghese (2.119 metri), Sasso Borghese (2.145 metri), monte Bove (2.169 metri), monte Sibilia (2.173 metri), Argentella (2.201 metri), Porche (2.233 metri), Pizzo Berro (2.260 metri), monte Priora (2.332 metri), Pizzo del Diavolo (2.410 metri), Cima del Redentore (2.448 metri) e, ovviamente, il suddetto monte Vettore.
L'Appennino umbro-marchigiano inizia da Bocca Serriola e va fino al passo della Torrita oppure al passo di Montereale. In particolare: Bocca Serriola è un valico – a 730 metri di altitudine - che divide la valle del Biscubio dalla val Tiberina (secondo molte fonti, Bocca Serriola è il valico che divide geograficamente l'Appennino tosco-emiliano dall'Appennino umbro-marchigiano e conseguentemente l'Appennino settentrionale da quello centrale; secondo altre fonti, invece, il confine tra i due tratti appenninici è Bocca Trabaria o tutta la zona compresa tra i due valichi); il passo della Torrita è un valico – a 1.010 metri di altitudine - situato lungo la via Salaria, di cui è il punto più elevato, in località Torrita di Amatrice, in provincia di Rieti; Montereale, invece, è un antichissimo comune della provincia dell’Aquila, principale centro dell'Alto Aterno e con parte del territorio ricadente nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga).
L'economia di Castelluccio di Norcia è strettamente legata all'attività della pastorizia, dell'agricoltura e del turismo. Nel periodo invernale, la località di Forca Canapine ospita impianti di risalita per attività sciistiche, mentre nel periodo estivo l'escursionismo attrae un gran numero di appassionati in tutto il circondario; tutta l'area dei piani di Castelluccio è molto apprezzata, per la pratica del volo libero (parapendio), in ragione della particolare conformazione orografica e per la quasi totale assenza di tralicci ed antenne.
Il Vettore spicca nel suddetto territorio, dunque, con la sua cima: la più alta e la più meridionale di un arco montuoso con caratteristica forma ad "u" e che comprende, seguendo la direttrice da ovest ad est, Quarto San Lorenzo, cima del Redentore (ambita meta invernale per gli scalatori), cima del Lago (così denominata perché solo da questa postazione è possibile vedere dall'alto l'intera estensione del bacino), il Vettore stesso, monte Vettoretto (2.032 metri) e monte Torrone (2.102 metri).
I Monti Sibillini sono il quarto massiccio montuoso per altezza dell'Appennino continentale dopo Gran Sasso, Maiella e Velino-Sirente. La catena dei Sibillini prende il nome dal predetto monte Sibilla, sulla vetta del quale - fino alla fine del secolo scorso - si apriva una grotta, ora occlusa, che la tradizione ascrive alla dimora della Sibilla Appenninica, detta anche Sibilla Picena o Sibilla di Norcia, figura dell'immaginario collettivo diffusasi a partire dal medioevo nell'area montana del Piceno e di Norcia [secondo la leggenda, la Sibilla è una maga buona, incantatrice ed indovina, non perfida e neppure demoniaca ma regina di un mondo sotterraneo paradisiaco ove vive, in una grotta, circondata dalle sue ancelle che escono per ballare il saltarello con i pastori o che scendono a valle per insegnare alle fanciulle del posto a filare e tessere le lane. Secondo un racconto locale, fu la Sibilla a provocare un intenso evento tellurico nel paese di Colfiorito, riducendolo ad un mucchio di pietre, proprio quando le sue fate rimasero a ballare nel borgo oltre l'orario consentito per il rientro nella grotta].
Il Parco nazionale dei Monti Sibillini è un'area naturale protetta che si estende su terreno prevalentemente montagnoso. Il paesaggio predominante è quello del massiccio calcareo della catena degli Appennini, che in questa zona funge da tramite tra le forme più morbide dell'Appennino tosco-romagnolo e le massime altezze abruzzesi, assumendo tratti anche severi e scoscesi.
Dall'asse principale della dorsale appenninica degradano un versante orientale e uno occidentale. Il primo è caratterizzato da una grande varietà di paesaggi ed ambienti naturali con gole strette ed impressionanti, come le suggestive gole dell'Infernaccio, create dalle attività telluriche e dall'erosione. Il versante occidentale, invece, degrada dolcemente verso l'Umbria con una serie successiva di depressioni ad alta quota (piani di Castelluccio).
Il Grande Anello dei Sibillini è un percorso escursionistico di circa 120 chilometri, percorribile a piedi, a cavallo ovvero in mountain bike. Flora e fauna si intersecano con presenze di faggi, aceri bianchi, castagni, orchidee, stelle alpine nonché cervi, caprioli, lepri, scoiattoli, volpi, lupi, cinghiali, istrici, picchi, gufi, aquile reali, civette, poiane, vipere, ecc.; sporadiche le presenze dell’orso marsicano; curiosa ma non meno importante, invece, la presenza del Chirocefalo nel Lago di Pilato, bacino posto a 1.941 metri di altitudine (si tratta di un piccolissimo specchio d’acqua - conosciuto come “il lago con gli occhiali” per la forma dei suoi invasi complementari e comunicanti nei periodi di maggiore presenza di acqua - di origine glaciale, racchiuso nel massiccio del monte Vettore).
Il Chirocefalo del Marchesoni è un crostaceo branchiopode di circa un centimetro, di color rosso corallo e con la peculiare caratteristica di nuotare con la superficie ventrale del corpo rivolta verso l’alto, rinvenuto per la prima volta nel 1954 da Vittorio Marchesoni, direttore dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino.
Tale specie è capace di adattarsi ad ambienti estremi, soprattutto caratterizzati da periodi di completa assenza dell’acqua per prosciugamento e congelamento; per far fronte a tali evidenti difficoltà, i suddetti crostacei hanno prodotte forme di resistenza dette ‘’cisti’’ all’interno delle quali l’embrione è isolato da una parete protettiva capace di conservare la vitalità fino a che non si ricreano le condizioni idonee alla schiusa.
Il ciclo biologico del chirocefalo è strettamente dipendente dal ciclo idrologico annuale del lago di Pilato e si ripete con una certa regolarità tra giugno e settembre. Nel lago, ove la balneazione è severamente vietata, bisogna rispettare una distanza di almeno cinque metri dal bordo per evitare di calpestare le uova deposte, a riva, tra le rocce in secca.
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