Ass. AQ Caput Frigoris ©fondata nel 2006
“Era verso il sedici o diciassette Gennaio, papà ed io eravamo in campagna a fare la legna…A quei tempi non esistevano le motoseghe, si usava un segaccio che veniva manovrato in due. Faceva caldo…C’erano insetti che volavano ,la neve, quella poca che c’era era sulle alte cime del Gran Sasso e tutto andò così quasi fino alla fine di Gennaio, dopo che anche Dicembre era trascorso così. Qualcosa iniziò a cambiare dopo il 25 Gennaio, era sempre sereno ma la temperatura si abbassava ogni giorno di più. Poi il giorno 31, nel primo pomeriggio verso le due si scatenò l’ira di Dio: tutto divenne scuro, iniziò a nevicare sui monti con tale forza che dal Monte Camicia a qui ci mise poco più di cinque minuti… Dopo mezz’ora già c’erano quasi 15 cm di neve… Ed il freddo, il ghiaccio e la neve durarono fino a metà Marzo… Nessuno se l’aspettava, dopo un inverno che era stato caldo ed alle porte c'era Febbraio… Quanta neve…” Fulvio Di Fiore
"A quei tempi la televisione non c’era o almeno ce ne era una al bar a Capestrano e lì vedemmo le immagini della nevicata nel deserto con i cammelli di quei poveracci che scappavano imbizzarriti come del resto lo erano i padroni… Non l’avevano mai vista la neve…"
"…Una donna stava per partorire a Forca di Penne, era tutto chiuso da una tormenta quella mattina… Partirono l’allora medico condotto con altri, uno spartineve e i carabinieri…all’altezza del piccolo nucleo di Scarafano, il mezzo non andava più. Tutti si armarono di pala, per scavare un corridoio nella neve altissima e raggiunsero il valico, giusto in tempo per dar luce al bimbo. Fecero ritorno a Capestrano in serata… Distrutti."
"Quella mattina c’era stato un fenomeno strano…nella notte si era formata una brina particolare… E' come se il ghiaccio sull’erba, avesse delle piccole ali (la jelena ch l scenne) poi rannuvolò…E nel pomeriggio cambiò tutto in una situazione che non si aspettò nessuno…Iniziarono a cadere fiocchi di neve ,grossi, come fazzoletti e nevicò per tutto il pomeriggio in tal modo che ci trovammo nuovamente con 60 cm di neve fresca…"
Questa rimase nella memoria di coloro che vissero quell’evento, come mio padre, come “ju nevone”. Che poi non è da confondere con quello del mitico inverno del 1929. Le cronache di allora, di quei giorni di metà Marzo, riportarono delle notizie a dir poco drammatiche. Di nuovo le strade di grande comunicazione regionale di allora come la SS5 Tiburtina Valeria, fu nuovamente bloccata al Valico di Forca Caruso; tornò nuovamente chiusa per la neve alta e per le valanghe il tratto della SS5 bis tra Celano ed Ovindoli. Una grossa valanga ostruì la strada tra Opi e Villetta Barrea. Situazioni drammatiche nei paesi del versante Teramano dei Monti della Laga, completamente isolati da circa un mese. Nevicate non solo forti nell’entroterra, ma anche lungo le coste. Notevoli i 40 cm di Pescara. Sepolta dalla neve Capracotta, nell'alto Molise, con oltre 5 metri. Località esposta allo stau balcanico senza alcun riparo, catalogata come una delle zone più nevose d’Italia. Oltre metà dei comuni abruzzesi sono isolati di nuovo. E poi temperature, con L’Aquila ed Avezzano a circa -20° nei valori minimi. Da dopo il 20 di Marzo, comunque tornò finalmente il bel tempo, con la struttura anticiclonica che iniziò ad abbracciare buona parte del Mediterraneo ed iniziando a regalare delle temperature più miti che davano inizio alla Primavera.
"Dopo il 20 Marzo finì tutto ed iniziò a fare più caldo e sai la neve che si sciolse, corse nei rigagnoli e nei fiumi che si ingrossarono… Molte le valanghe che continuarono a scendere sui monti ancora; nella città dell’Aquila, in alcuni vicoli, qualche macchia di neve rimase fino a giugno, opera anche di quella spalata dai tetti. Ma quello che ricordo di più è che come venne bello il grano e tutte le altre semine quell’anno, non lo avevo mai visto e mai più vidi…"
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